Le storie della nostra famiglia

L'Appaltino e il proiettile

L'Appaltino e il proiettile

"Quella notte dell'8 settembre 1943, quando fu annunciato l'armistizio con gli Alleati, in molte case italiane si respirava un'aria mista di sollievo, incertezza e festa. Anche la nostra famiglia si unì ai festeggiamenti, ignara di quanto stesse accadendo nelle strade.

I tedeschi, che ormai vedevano l'Italia come una nazione traditrice, occupavano ancora molte aree del Paese e cercavano di mantenere il controllo con la forza. Sentendo le voci e i suoni di festa provenire dalla nostra casa, interpretarono quel momento di gioia come una minaccia o forse come un atteggiamento ribelle. Non c'erano parole, non c'era avvertimento: un colpo di fucile squarciò il silenzio della notte e raggiunse la porta di casa nostra."

La foto nella casa Appaltino mostra quel segno rimasto indelebile nel legno, una ferita che non è solo materiale ma anche simbolica.
Quel proiettile è diventato il testimone silenzioso di una storia familiare intrecciata agli eventi drammatici della guerra.

Nonostante il pericolo e la paura, la nostra famiglia scelse di celebrare la speranza in un tempo buio. E quel foro nella porta non è solo il ricordo di una minaccia, ma anche un monito sul valore della libertà e della resistenza umana.

Villetta la Fortezza

La dimora di un uomo di storia

Don Ferruccio Marcello Magrini ha vissuto in questa dimora, ed è stato un sacerdote e un appassionato studioso della storia di Radicofani. È noto per il suo contributo fondamentale alla riscoperta e alla valorizzazione della figura storica di Ghino di Tacco, uno dei personaggi più leggendari legati alla Val d'Orcia e alla Toscana medievale.

Il suo lavoro rappresenta un punto di riferimento per comprendere meglio la complessità della storia locale e il suo intreccio con la leggenda.

Villetta la Fortezza - La dimora di un uomo di storia

Il lavoro di ricerca su Ghino di Tacco

Nel 1985, Don Magrini pubblicò la sua opera pionieristica Giustizia per un bandito. Questo libro, frutto di un'accurata indagine storica, è una raccolta di documenti rinvenuti nell'Archivio di Stato di Siena. Attraverso la sua ricerca, Magrini intendeva offrire una narrazione più autentica e sfumata della vita di Ghino di Tacco, una figura spesso rappresentata come un bandito, ma che nella realtà storica emerge come un personaggio di grande complessità, vicino per certi versi al mito del "bandito gentiluomo".

Due anni dopo, nel 1987, Don Magrini approfondì ulteriormente le sue ricerche pubblicando La verità storica su Ghino di Tacco: Radicofani difende e riabilita il suo castellano.

Questo libro rappresenta un ulteriore passo avanti nella sua missione di separare la leggenda dalla realtà storica, tentando di restituire a Ghino una dignità storica che spesso gli era stata negata. Nella sua narrazione, Ghino emerge come un uomo di cultura e strategia, capace di sfidare il potere centrale, ma anche come un difensore delle comunità locali in un periodo di grandi difficoltà sociali e politiche.

Il lavoro di ricerca su Ghino di Tacco

L'amore per la storia locale

Don Magrini non si limitò alla figura di Ghino di Tacco. La sua passione per la storia e il territorio lo spinse ad approfondire molti aspetti della cultura e del patrimonio locale di Radicofani e della Val d'Orcia.
Tra le sue opere, si ricorda il contributo intitolato Gli Etruschi a Radicofani?, pubblicato nel 1988 sulla rivista "Amiata Storia e Territorio", in cui esplora le possibili tracce di insediamenti etruschi nella zona.

Il suo impegno come storico è sempre stato accompagnato da una profonda fede e dal desiderio di servire la comunità non solo come guida spirituale, ma anche come custode della memoria collettiva.

Attraverso le sue pubblicazioni, Don Magrini non ha solo valorizzato la storia di Radicofani, ma ha anche rafforzato l'identità culturale della comunità locale, offrendo agli abitanti un senso di orgoglio e appartenenza.

La Fortezza di Radicofani

L'eredità di Don Magrini

Oggi, il lavoro di Don Ferruccio Marcello Magrini rappresenta una risorsa preziosa per studiosi, appassionati di storia e turisti interessati a conoscere il passato di Radicofani e del suo territorio.

Le sue pubblicazioni non solo contribuiscono alla conservazione della memoria storica, ma invitano a riflettere sul valore della ricerca e sulla necessità di mantenere viva la tradizione culturale.

Radicofani e la Val d'Orcia devono molto a questa figura, che ha saputo coniugare il ruolo di sacerdote con quello di storico, dimostrando che la cura per l'anima e la memoria possono camminare di pari passo, arricchendo il presente e garantendo un ponte solido verso il futuro.

L'eredità di Don Magrini